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Notiziario Sezione di Torino Settembre 1988



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VITA SEZIONALE


   ROBERTO CALOSSO


Martedì 23 agosto Roberto Calosso sale, solo, verso il bivacco Lampugnani nel gruppo del Bianco, nel tentativo di effettuare un'ascensione tra le più impegnative di tutto il massiccio: il pilone Centrale del Freney. Le sue qualità di arrampicatore e l'esperienza acquisita gli consentono di credersi all'altezza di poter portare a termine anche questa sua nuova impresa che andrebbe ad aggiungersi ad un ricco curriculum di ascensioni, di prime e di avventure già vissute nonostante i suoi ancora pochi ventidue anni.
Il mercoledì effettua l'ascensione ed esce vittorioso: poi decide di ridiscendere il pilone in doppia, impresa delle più temerarie, sia per la lunghezza dell'ascensione e quindi per l'alto numero di calate che occorre effettuare per raggiungere la base, sia per l'alto rischio che una tal operazione comporta se effettuata in solitaria: pensiamo alla possibilità, neppur remota, che la corda si incastri e non sia possibile recuperarla o che, al termine di una discesa, non si trovi un terrazzino su cui sostare, rischiando così di rimanere bloccati sulla parete.
Dal Rifugio Monzino qualcuno segue la sua discesa, ma il tempo repentinamente cambia e la nebbia tutto avvolge.
Più nessuno vede Roberto e dove Roberto vada nessuno saprà mai. Presumibilmente è arrivato sino al fondo della parete, poi se abbia tentato di risalire al Bivacco Lampugnani all'Innominata, se si sia infilato nel tormentato ghiacciaio del Freney o se sia caduto sui pericolosi Rochers Grüber che nel lontano 1961 costarono la vita ad Oggioni ed a tre altri alpinisti francesi nel tragico tentativo di Bonatti, non c'è dato sapere.
Le condizioni meteorologiche avverse, con la caduta di una copiosa nevicata, non hanno consentito alle ricerche, tempestivamente effettuate, di appurare dove Roberto sia andato a morire.
La sua vicenda umana si è conclusa così, a soli ventidue anni, su quella montagna che è stata parte preponderante della sua vita e che forse si è dimostrata la sola "persona" veramente buona con Lui. Già, perché la sua esistenza non è stata certo delle più facili, sempre tesa alla ricerca di un qualcosa di profondo che infine, forse è riuscito a trovare.
Quanti si sono prodigati a cercarlo in quei giorni dello scorso agosto!
Abbiamo sperato tutti di poterlo riavere, l'abbiamo chiamato con quanta voce avevamo in corpo, facendo eco con le mani: "Roberto, Roberto, perchè non torni?" Ma siamo tutti degli ipocriti. Che avremmo da offrirgli, oggi più di ieri, se per un incanto impossibile potesse ritornare? Quante volte l'abbiamo avuto con noi, accanto a noi, vicino a noi e non siamo stati capaci di offrirgli nulla che potesse aiutarlo nella sua profonda ricerca interiore. Quante volte ci siamo arrogati il diritto di giudicarlo severamente, senza sapergli offrire quell'amore cristiano di cui troppo spesso amiamo riempirci la bocca. Con ciò non voglio farne una colpa a nessuno, ma solo un'amara riflessione per non aver capito, me per primo, che egli era seduto accanto a noi, nostro fratello.
Prima di partire, il 23 agosto ha lasciato scritta nel suo diario una stupenda invocazione di aiuto al Signore, invocazione che appartiene alla sfera più intima e segreta di Roberto e che mi spiace sia stata letta da qualcuno, così come le pagine del suo diario, mentre forse quando scriveva era più per se stesso che per gli altri.
Rammento un Rally della Giovane che avevo corso con Lui non tanti anni fa. Gli amici di Torino avevano organizzato squadre fortissime per vincere in quel di Pinerolo, e chiaramente tra queste non c'era posto per un "lento" come me.
Così mi affidarono due ragazzini diciassettenni, debuttanti, uno dei quali era Roberto Calosso.
Mi ricordo il suo viso sorridente, tra un problema di pelli ed uno di discesa in cordata, e poi la conclusione con un piazzamento onorevole.
Quel che ne seguì, con la nostra Sezione che contestò aspramente il cronome-traggio che non dava ragione ai nostri concorrenti più forti, è cronaca di quei giorni; la decisione delle nostre squadre di non ritirare nè premi, nè medaglie ebbe un'unica eccezione, quella di Roberto. Avevi corso e faticato, e con la gioia e l'innocenza di un ragazzino sei andato a ritirare la tua medaglia, quella medaglietta che, priva di valore intrinseco particolare, non rappresentava il piazzamento ottenuto, ma qualcosa di più puro e bello.
Già allora, ferocemente, lo criticammo, non volendo comprendere quel suo gesto così spontaneo.
Credo, anche se può sembrare duro e crudele dirlo, che la montagna sia stata buona con Lui.
E' inutile che ora lo cerchiamo: lasciamolo là dov'è, dove aveva deciso di andare, lasciamolo là per sempre.
Addio Roberto: scusaci se non abbiamo saputo capirti.
Se non fossimo stati così egoisti, oggi tu saresti qui con noi.
Pierluigi Ravelli

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   SANTA MESSA IN RICORDO DI ROBERTO CALOSSO


GIOVEDI' 20 OTTOBRE ORE 21.00 IN SEDE
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   RICORDI


Mi domando, mentre scrivo di Roberto Calosso, che cosa mi abbia spinto a farlo, io che lo conoscevo appena.
E' stato certo l'ultimo nostro incontro sul prato sopra la baita di Adolfo Rey, allo Chapy, quel conversare ripreso più volte, mentre sistemavo valigie e borse nella mia macchina, lunedì mattina, 22 agosto scorso.
Era il giorno del mio rientro dalla bella vacanza e lui ritornava allo Chapy, con la vettura carica di materiale. Disseminò subito tutto sull'erba: raggruppando, scegliendo, ordinando, preparando meticolosamente, mentre ascoltava musica, la sua grande impresa.
Avevo già sentito parlare del suo fantastico progetto: ripetere la via italiana al Bianco, salendo il Pilastro centrale del Freney, in solitaria. Pensavo però che, le mutate condizioni del tempo, con neve sopra i 3500,m. ed un notevole abbassamento della temperatura, l'avrebbero convinto, data l'estrema difficoltà dell'impresa, a rimandare il tentativo.
Salutandolo gli dissi: "Roberto, ti prepari lo stesso? Dopo tanto caldo, questo vento gelido ci scuote tutti. Le previsioni delle guide danno per domani tempo incerto, anche se mercoledì dovrebbe migliorare e a 4000 m la temperatura rimane -10°". Lui smise di preparare il materiale, mi si avvicinò, e prima di rispondere mi fissò tranquillo, quasi sorridendo, poi alzò lo sguardo lontano, oltre la Noire, verso il Bianco. Non aveva ancora aperto bocca, ma la risposta l'avevo già intuita, ed infatti: "domani salgo al Lampugnani e dopodomani conto, al mattino presto, di trovarmi già alla base del "Pilone"; ho calcolato tutto, mi sento bene, sul quinto vado via veloce, mi basta che i tratti in Al e A2 siano attrezzati". Il tono della voce era pacato, fermo. Poi ammirammo entrambi il Dente e le Jorasses, attratti da luci ed ombre stupende, in continuo movimento.
Dopo parlammo ancora del maestoso Pilastro; 500 m di "verticale" oltre i 4000 m. Ricordammo pure la quasi realizzata prima ascensione, nel luglio 1961, da Bonatti, Mazeaud e compagni, risoltasi, causa una settimana di incredibile maltempo, in una delle più terribili catastrofi avvenute sul M. Bianco negli ultimi venticinque anni.
A tale proposito, gli chiesi se già altri alpinisti, per raggiungere la base del Pilone, fossero partiti dal bivacco Lampugnani, anzichè dal bivacco della Fourche, superando il Colle Moor, l'alta parte Ovest della Brenva e salendo infine il Colle del Peuterey.
"Credo di sì" - mi rispose - "ultimamente sì, ne sono certo, è la via più diretta, il percorso molto più breve e le difficoltà, penso, si equivalgano" e concluse: "se il tempo si mette al brutto, scendo immediatamente, sono solo e veloce, ma spero proprio di non doverlo fare!".
Ci salutammo, sorridendo entrambi; quanti pensieri affollavano la mia mente rivedendolo intento ai suoi preparativi. Pensavo: è giovane, forte, coraggioso, certamente anche un po' temerario, ma se non si è forgiati così, non solo non si compiono certe imprese, ma nemmeno si pensano.
Lui, non aveva paura, lo sentivo; conscio di ciò che l'attendeva, era ben prepa-rato; forse, quel ragazzo sopportava meno la quotidianità del vivere, la monotonia, il grigiore di tante nostre giornate..
Invece è rimasto lassù, e mi pare ancora impossibile, è rimasto là, vicino al cielo, nella luce, dopo essere riuscito nella grande impresa: salire, da solo, quel 'Pilastro" gigantesco che sorregge il M. Bianco di Courmayeur.
Ti rivedo ancora su quel prato dello Chapy, caro Roberto, sorridente, con i tuoi sogni, le tue speranze, le tue ambizioni e adesso mi pare di conoscerti meglio, mi pare quasi di esserti amico, perchè ne soffro, ma voglio soltanto pensare alla gioia infinita, indescrivibile, che hai provato quando sei uscito sotto la vetta, vittorioso e felice.
Forse, il Signore, ti ha voluto lasciare per sempre sul M. Bianco, lassù, dove hai conquistato la tua più bella vittoria.
E. Proserpio


Ritengo sia bello pubblicare la lettera della mamma di Roberto che ci affida l'ultima pagina del diario di suo figlio. Al di là di ogni commento penso possa servire a tutti come momento di riflessione per capire il mistero dell'avventura umana.
A. G.


7 settembre 1988
A tutti voi ragazzi,
scrivo queste poche righe poichè sento di dover dividere con voi l'eredità lasciata da mio figlio.
Roberto è andato in montagna come una delle tante volte; è andato dove voleva andare, come è giusto che ogni figlio sia libero di fare, cercando la sua via (quante volte mi ha fatto tremare.... !).
Vi dò questa sua ultima pagina, perchè sento su di me la tensione e la speranza di tutti voi giovani in questo mondo difficile.
Spero vi sia utile; spero che da questa pagina possiate trarre, come traggo io stessa, serenità, speranza, voglia di combattere.
Non dobbiamo piangere, ma vivere nella giustizia e in allegria, volendoci bene.
Vi stringo forte fra le braccia, tutti.
la mamma di Roberto Calosso

"Oggi, Signore io parto per un viaggio, un viaggio che mi angoscia da tempo, un viaggio nel mio io, con alcuni lati oscuri ancora; accompagna questa via e fa che la mia vita Signore, se vuoi sia felice e giusta, fa che sia serena e devota, insegnami se Tu vuoi, la strada e per mano io ti seguirò.
R. C. - Pilier Central de Freney
W Bonatti - 1961

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   CONSIGLI SEZIONALI


Nel Consiglio Sezionale del 20 maggio si è approvato il programma della Setti-mana di Pratica Alpinistica e si è deciso di procedere alla rielaborazione dello Statuto Sezionale: è stata costituita una apposita commissione (Boggero - Cauda - Ghiglione) che porterà le proposte all'esame di un prossimo consiglio.
Nel Consiglio del 20 giugno si sono definiti gli ultimi dettagli sulla settimana alla Gnifetti. Si è parlato anche di settantacinquennio (nel 1989) e si è deliberato a maggioranza di realizzare un libricino illustrativo della vita della nostra Sezione: il tutto sarà coordinato da Ravelli P.L. - Rosso R. - Zenzocchi C.
Nel Consiglio del 12 settembre è stata approvata all'unanimità la relazione sulla Settimana di Pratica Alpinistica redatta dai responsabili dell'organizzazione e da inviare al Consiglio Centrale e ai presidenti Sezionali.
Si è parlato poi del periodo estivo al Rifugio Reviglio e di Gite Sociali.
In considerazione all'ormai cronica insufficiente capienza del bivacco Rainetto, lamentata anche dalle guide di Courmayeur e onde evitare quanto è accaduto con il Pol, si è deliberato all'unanimità di esaminare la possibilità di un ampliamento del bivacco stesso e si è deciso di affidare ai Consiglieri Buscaglione S. - Ravelli P.L. -Rocco G. - Rosso R. l'incarico di coordinare il tutto.

PROSSIMO CONSIGLIO: LUNEDI' 24 OTTOBRE ORE 21.15

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   12-13 NOVEMBRE - ASSEMBLEA DEI DELEGATI


Per la prossima assemblea dei Delegati, che si terrà a Vicoforte di Mondovì, non ci è ancora pervenuto il programma dettagliato. Gli interessati potranno rivolgersi in Sede per maggiori informazioni non appena saranno disponibili.
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ATTIVITÀ SVOLTA


   SETTIMANA DI PRATICA ALPINISTICA


Quest'anno l'organizzazione della "Settimana" è spettata alla nostra Sezione che ha voluto scegliere come "campo da gioco" il massiccio del Monte Rosa con l'obiettivo di arricchire il bagaglio alpinistico di ciascun partecipante soprattutto per quanto riguarda le escursioni in alta quota. Ed è con questo spirito che ci siamo trovati tutti riuniti, la sera di domenica 24 luglio, nella confortevole Capanna Gnifetti. Dopo le usuali lunghe sistemazioni per conquistare un posto nella cameretta migliore, ci riuniamo per la cena, ignari di iniziare una lunga serie di pasti serali tutti monotamente e mostruosamente uguali. E' un gran vociare di amici ritrovati, di nuove conoscenze, di qualcosa da dire e da sentire fin quando, verso le 22,00 pensiamo sia meglio ritirarci a dormire visto che domani, purtroppo, non staremo sul balconcino della capanna a prendere il sole. Lunedì mattina il tempo è stupendo così possiamo salire tutti fino alla Vincent, che per qualcuno rappresenta il primo quattromila, prima di fermarci sotto i seracchi dietro la Gnifetti dove Valerio ci illustra come salire e scendere su ghiaccio. Tutti intenti a piantare chiodi, salire, scendere, non ci accorgiamo del passare del tempo così ritorniamo alla Gnifetti solo verso le 3 del pomeriggio, ancora in tempo per rosolarci al sole, come se quello di tutto il giorno non ci fosse bastato!
I morsi della fame ci spingono finalmente a cena e c'è chi dice che l'altezza toglie l'appetito: evidentemente quel signore non ha mai conosciuto 50 soci GM a 3600 m! Dopo cena piccola riunione dei Grandi Capi i quali pensano che una piccola passeggiata sia utile per digerire la lauta cena, così decidono per domani la traversata del Balmenhorn alla Parrot, passando per lo Shwarzhorn e lo Ludwigshoe.
Il corso istruttori ha, invece, come meta la nord del Lyskam.
Partiamo con calma verso le 7.00 e pian piano, una cordata dietro l'altra, ci in-camminiamo verso il Balmenhorn altrimenti noto come Cristo delle Vette dal nome dell'omonima statua posta sulla sua sommità. Breve sosta per poi riprendere la salita verso lo Shwarzhorn posto esattamente di fronte. Siamo talmente tanti che non riusciamo a stare tutti in vetta così lo scivolo finale sembra la scalinata di un magnifico sagrato naturale: c'è chi sale, chi scende, ognuno con qualcosa da dire agli altri o da serbare nel più profondo del suo cuore.
Dopo la breve discesa un'altra salita alla Ludwigshoe, poi ancora una discesa ed un'altra salita alla Parrot. Di qui, come dalle altre vette, lo spettacolo è stupendo, non solo per il Cervino, il Lyskam, la Dufour e un po' più lontano, il Bianco, il Gran Paradiso, ma anche per quel serpentone formato dai nostri soci che con una fila quasi ininterrotta legano lo Ludwigshoe alla Parrot! Per pranzo siamo al col del Lys e poi giù fino alla Gnifetti dove, come sempre, riposiamo le stanche membra in attesa, un po' preoccupati, per chi è sulla Nord del Lyskam e, invece di essere già arrivato, non uscirà in vetta che alle 8 di sera.
Come al solito il menù serale non varia e c'è chi inizia a manifestare i primi sintomi di nervosismo. Nonostante questi piccoli incidenti si arriva a fissare il programma per domani: Punta Giordani per la cresta del Soldato. Invece la cresta resta nei nostri sogni, è il caso di dirlo, in quanto nevica e c'è vento pertanto decidiamo unanimemente di continuare a dormire "ad libitum". L'organizzazione dei Grandi Capi però non perdona, così trova il modo di propinarci, tramite il buon Valerio, la nostra dose quotidiana, peraltro utilissima, di nodi, uso di moschettoni, chiodi, ramponi, corda e chi piú ne ha più ne metta. Anche la sera passa velocemente fra giochi, canti e scherzi vari utilissimi per prepararci per salire domani chi al Naso, chi al Lyskam per la via normale e chi per la cresta Sella.
Anche oggi, giovedì, è una giornata stupenda e ci vede riuniti in parte in punta al Lyskam ed in parte al Naso a cantare allegramente alla faccia di chi dice che a quattromila metri manca il fiato!
La discesa si trasforma, man mano che spariscono le piccole difficoltà ed i crepacci, in un'allegra sarabanda di canti, barzellette e facezie varie in un clima sempre più spensierato e felice. Infatti, è inutile negarlo, siamo tutti felici di essere quassù, insieme, in questo ambiente meraviglioso.
Il pomeriggio, come sempre, si passa nell'ozio più sfrenato, decidendo per il giorno dopo tre salite diverse: Lyskam, Margherita e Dufour.
Purtroppo, il venerdì, il maltempo ci coglie a metà strada, così, quasi per incanto, ci ritroviamo tutti alla capanna Margherita dove, dopo aver bighellonato per un po', decidiamo di scendere. Alla Gnifetti arriviamo immersi in una nebbia quasi "milanese" e con i primi fiocchi di neve che cadono. Ci rifugiamo tutti prima in capanna, poi nella cappelletta dove Padre Onorato celebra la S. Messa.
La sera ci sorprende con le tazze di vin-brillé in mano, i canti sulle labbra ed un po' di tristezza nel cuore: è questa infatti l'ultima sera che passiamo insieme quassù, domani ognuno tornerà alla sua vita di tutti i giorni, ma sicuramente serberà dentro sè un pezzettino di questa settimana fatta di cieli azzurri, belle salite e soprattutto di tanti, tanti amici.
Marco Ravelli

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   PRIMA CHE ARRIVI IL MALTEMPO


Altri vi diranno della settimana di pratica alpinistica, di tutte le gite fatte, magari con il punteggio attribuito ad ognuno, spettegoleranno sui retroscena e sulle inevitabili polemiche piccole e grandi che ci sono state. Per parte mia, capocordata un po' anarchico e dissidente, non voglio continuare ad alimentarle o a crearne di nuove.
Decisi di partecipare a questa manifestazione "sociale" con un progetto perso-nale ben preciso ma "asociale": la cresta SSO (detta "Rey") alla punta Dufour. Il resto era un po' in secondo piano, anche se gli altri giorni avrei ben volentieri collaborato come capocordata ai programmi comuni della settimana.
Primo tentativo mercoledì mattina, dopo due giorni di tempo splendido ed altrettante gite con tutto il gruppo. Partiamo, Silvana ed io, mentre in lontananza si vede il bagliore di qualche fulmine, il cielo non è completamente limpido, la temperatura anormalmente alta e l'umidità elevata. Dopo un'ora e mezza siamo al Colle del Lys, sta appena iniziando a fare chiaro, il tempo non promette niente bene. Temporeggiamo fino a quando inizia a piovigginare. Umido ritorno al rif. Gnifetti.
Il giorno seguente è dedicato alla settimana alpinistica: non voglio correre il rischio di trovare la via impiastrata dopo un giorno di maltempo. Dalla punta del Lyskam Orientale scruto bene la via di accesso. Dal Colle del Lys scendere lungo il Grenzgletscher fino a 4050 m circa, doppiare la cresta SO della Zumstein e raggiungere direttamente le prime rocce della Cresta Rey, aggirando sulla destra una seraccata: così consiglia il gestore del rifugio, per evitare il passaggio della terminale sotto alla Cresta Rey, spesso problematico.
Dopo una serata un po' da cospiratori (per essere sicuri di uscire in punta nel minor tempo possibile andremo solo noi due, ma non possiamo dirlo troppo forte) e con il nulla osta di Valerio la nostra sveglia suona alle due.
La luna piena illumina a giorno vette e ghiacciai. Oltrepassato il Colle del Lys entriamo nell'ombra netta del Lyskam: quale contrasto! Seguendo i preziosi consigli raggiungiamo le prime rocce della cresta all'alba. Il vento da NO sta rinforzando; fa freddo e fino a quando non sbuchiamo finalmente al sole, che fortunatamente riscalda il lato sottovento del crestone, non posso dire che arrampicare fosse del tutto piacevole. L'allenamento dei giorni scorsi è ben servito a qualcosa: la fatica non si fa troppo sentire e prima delle nove siamo in punta.
La cresta Rey è una via classica su terreno misto ripido ma ben appigliato, dove le difficoltà moderate permettono di ricavare una grande soddisfazione dalla salita anche da parte di alpinisti medi (come noi).
Nel frattempo si è formata qualche nube sul Lyskam e la sosta in vetta su una comoda cengia illuminata dal sole e riparata dal vento non può essere prolungata all'infinito. Scendiamo per la via normale italiana, facile, ma non banale. Il tempo peggiora rapidamente e la corta risalita alla punta Zumstein è quasi estenuante: raffiche di vento compromettono continuamente l'equilibrio e a tratti la tormenta riduce la visibilità a zero. Sotto al Balmenhorn raggiungiamo il resto del gruppo: nessun'altra cordata ha salito vie di un certo impegno, essendo tutte arrivate ai rispettivi attacchi quando ormai il tempo era in evidente peggioramento.
Giorgio Rocco

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   VACANZE AL RIFUGIO "NATALE REVIGLIO"


Il soggiorno estivo di quest'anno è da ricordare non solo per la consueta amichevole convivenza e la sempre valida opera della Maddalena in cucina, ma soprattutto per l'attività alpinistica ed escursionistica svolta da soci di varie Sezioni. Sono state percorse classiche vie sul Gruppo del m. Bianco quali : la Cresta di Rochefort, il Dente del Gigante, la Tour Ronde via Nord e normale, Mont Maudit e Tacul, Les Courtes, il Bianco è stato scalato dal Gonella e dal Goùter da più cordate.
Escursioni al ghiacciaio Argentière, ai laghi Liconi, di Pietra Rossa, al vallone di Bella Comba ed ai vari rifugi e bivacchi. Ma la piacevole sorpresa è stata la riuscita delle gite fuori del Gruppo del Bianco quali: il Monte Rutor, la Punta Fourà, la Granta Parei, la Grand Traversière, Mont Gélé, che ha visto la partecipazione di numerosi soci di molte sezioni della G.M.
Alla Granta Parei 16 partecipanti, di cui 10 in vetta.
Merito di questo successo si deve al programmatore e conduttore di queste gite, l'amico Sergio Buscaglione, validamente coadiuvato da Ernesto Proserpio.
Un augurio ed un arrivederci al prossimo anno.
Augusto Mochino

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ATTIVITÀ PREVISTA


   9 OTTOBRE - COLLE DEL BETH (2786 m)


Il Colle del Beth si raggiunge in circa 4 ore dalla frazione Balziglia nel Vallone di Massello.
Balziglia, 1370 m, è celebre per l'eroica resistenza dei Valdesi trincerati sul vicino monte dei Quattro Denti, di fronte all'esercito francese nel 1690.
Il percorso segue in parte il sentiero del GTA per la traversata da Balziglia a Pragelato. In prossimità delle bergerie Valloncro, 2189 m, tracce di mulattiera mili-tare, sulla sinistra, portano verso il Colle, nelle cui vicinanze vi sono i laghetti del Beth.
Intorno al valico si trovano i resti delle miniere di calcopirite. Queste erano in funzione nel secolo scorso in alta Val Troncea (ferrovia decauville e teleferica per il trasporto del materiale) e furono abbandonate nel 1904 in seguito ad una tragedia.

Ritrovo e partenza: Piazza Caio Mario ore 6,00
Organizzazione gita a cura di Zenzocchi Cesare - tel. 349.79.62 Mezzo di trasporto: auto private.

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   23 OTTOBRE - MANTOVA NELLA STORIA


Nell'intento di rendere varia l'attività associativa viene proposta una visita culturale a Mantova, città dei Gonzaga e del Mantegna.
Il programma prevede, al mattino, la visita al Palazzo Ducale ed ai maggiori monumenti del centro storico; il pomeriggio è lasciato libero, per la visita ai rimanenti monumenti.
La sosta per il pranzo è lasciata a discrezione dei partecipanti.

Ritrovo e partenza: Corso Stati Uniti ang. Corso Re Umberto ore 6,30 Informazioni: in sede oppure Zenzocchi Cesare - tel. 349.79.62 Mezzo di trasporto: autopullman.

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   6 NOVEMBRE - BEC RENON (2266 m)


Ottimo punto panoramico tra Piemonte e Valle d'Aosta, questa passeggiata presenta anche interessi che vanno oltre a quello semplicemente panoramico.
Infatti lungo il sentiero di salita che si snoda sul fianco sud della montagna si incontrano (a prezzo di una ricerca un po' attenta) incisioni rupestri, tracce degli abitanti preistorici che popolarono la conca di Scalaro.
Una monografia completa con le note storiche e archeologiche è stata pubbli-cata sul n. 42 del dicembre 1980 della Rivista della Montagna, che consiglio vivamente di leggere prima di recarsi sul posto. Un motivo in più per venire in Sede al giovedì sera, dato che il fascicolo è consultabile in biblioteca.
Il tempo di salita è previsto in circa 2 ore e mezza.

Ritrovo e partenza: Piazza Bernini ore 7,00
Per informazioni: Cesare Zenzocchi tel. 349.79.62 Mezzo di trasporto: auto private.

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   DOMENICA 27 NOVEMBRE - INCONTRO SOCIALE ANNUALE


La giornata inizierà con la celebrazione della Santa Messa: il ritrovo è fissato alle ore 9,45 ai Monti dei Cappuccini. Poi scenderemo nella saletta messaci a disposizione per la premiazione.
Quest'anno verranno consegnati riconoscimenti ai Soci fedeli:
da sessant'anni
- CAMBURSANO Nello
- CAMBURSANO BONANSEA Rina
da cinquant'anni
- ADAMI Fiorenzo
- DE PAOLI Mario
- DUTTO BRAVO Anna
- MAROCCHINO Efisio
- ROSSO Roberto
da vent'anni
- BO Franco
- BO Anna
- CARASSITI Augusto
- CASTELLI CARDONE Margherita
- DESTEFANIS MASUELLI Lucia
Infine ci sposteremo a Piobesi, nel Ristorante "da Laura" per il pranzo sociale (pre-notazioni in Sede).

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PROSSIME SERATE IN SEDE


   GIOVEDÌ 27 OTTOBRE


La proiezione di diapositive riguarderà l'attività svolta durante la settimana di pratica
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   GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE


La proiezione di diapositive sarà curata da Francesco Arneodo che ci illustrerà le sue più recenti esperienze alpinistiche.
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VITA SEZIONALE


   CERCASI DISPERATAMENTE IDEE PER IL NUOVO CALENDARIO GITE


Siete tutti invitati a proporre gite nuove, classiche, esotiche, comode, sperdute, provocatorie, faticose, futuristiche, anche solo turistiche, goderecce, emozionanti, tranquille; scalate estreme, passeggiate romantiche, esaltanti discese, trekking in paesi lontani....
L'appuntamento è al giovedì sera, in particolare il 13 e 20 ottobre e il 17 novembre, per concordare insieme l'attività del prossimo anno.
La Commissione Gite

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   GITE ORGANIZZATE DAL RIFUGIO "REVIGLIO"


L'iniziativa delle gite organizzate da effettuare nel corso dell'apertura del Rifugio Reviglio ha avuto nel suo primo anno di realizzazione un discreto successo, grazie soprattutto alla partecipazione dei soci della Sezione di Genova e dell'amico Proserpio presente a quattro delle cinque gite.
Andata deserta la prima gita al Fallère per mancanza di partecipanti, la tran-quilla gita al Rutor ha raccolto 9 Soci di Torino di cui 4 in vetta, in una smagliante giornata di sole e senza multe. Punta Foura con 6 partecipanti e 5 in vetta di Genova, Venezia e Milano, si è svolta un po' tra nebbia e lampi, ma in complesso favorevolmente, con bella discesa sul Pian del Nivolet.
Massiccia adesione per la Granta Parei (oltre 25 Soci di Torino, Genova e Venezia) raggiunta in mezzo alla nebbia da 12 partecipanti in attesa del sole che, anzichè alle 10 del mattino, come da previsioni svizzere, comparve a pomeriggio inoltrato. La nebbia e l'ovattato silenzio della montagna, venne più volte squarciato dalle urla di una cordata piemontese, smentendo così le dicerie sulla loro particolare silenziosità.
Magnifica riuscita della gita alla Gran Traversiere, 8 partecipanti tutti in vetta, nonostante il fortissimo temporale della vigilia, che colpì particolarmente anziani alpinisti non più abituati a certi exploit.
Per finire, sostituita la Vierge con il Monte Gelé, la gita è stata purtroppo ostacolata da quanto avveniva sulle pareti del Bianco; gita comunque riuscita a tempo di record con 5 partecipanti, di cui 2 di Vicenza ed anche qui, senza spiacevoli multe.
S. B.

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   AVVISO Al SOCI SMEMORATI


Inserito in questo Notiziario i Soci che ancora non hanno rinnovato la quota 1988 troveranno il modulo di c.c.p. per poter effettuare il versamento.
(L. 15.000 quota ordinario - L. 7.000 quota aggregato)
Dopo di che, ai recidivi, non saranno più inviati il bollettino e la rivista.

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