Storia della Sezione



La Giovane Montagna nasce a Torino nel lontano 1914, per opera di un gruppo di amici provenienti dalle fila dell'Associazione "Il Coraggio Cattolico"; e non a caso nasce a qui, alla vigilia della grande guerra, in un momento storico tra i più turbinosi della vita civile e politica della nostra nazione.

A questi dodici "apostoli" stavano a cuore soprattutto due cose: l'amore per i monti e la scrupolosa osservanza ai principi della nostra Fede. Ed è per questo che nacque la Giovane Montagna di Torino, per far sì che alpinismo e pratica religiosa trovassero il loro naturale terreno d'intesa.

Dal lontano 1914 e fino a dopo la seconda guerra mondiale Torino rimane l'unica sezione: ciò nonostante fin dalla prima riunione del 1915 vengono divisi i ruoli tra la Direzione centrale e la sezione. A guidare la prima è, dal 1914, Stefano Milanesio, mentre a presiedere la Sezione di Torino nel 1915 è Mario Bersia.

Nel corso degli anni solo due volte le cariche saranno riunificate ed entrambe in seguito ad eventi particolarmente difficili: nel 1916/18 in occasione della prima guerra mondiale e nel 1930/31 in concomitanza con la chiusura di numerosi circoli cattolici ad opera del fascismo.

Nel 1946 inizia la rinascita e la ricostruzione della nostra completa autonomia fisica e di pensiero. Il rinnovamento avviene lentamente, ma sempre con forza crescente, spronato da elementi di livello morale e sociale che pongono le basi del nostro futuro nel Congresso di Oropa del 1947 sotto la guida di Natale Reviglio e di Don Luigi Ravelli e poi nel successivo del 1968 a Spiazzi sotto la guida dell'ing. Luigi Ravelli, di De Mori e Montaldo.

1960 - Presso la cappella di Pra Rotto
1960 - Presso la cappella di Pra Rotto



1970 - Bivacco Rainetto
1970 - Bivacco Rainetto





Crediamo in un "Alpinismo Sociale" di aggregazione e di appartenenza dove si parla di educazione, di codice morale ma anche di disciplina e di sacrificio dell'individuo per il bene del gruppo; di un alpinismo pacifico per niente "eroico e estremo" su terreni anche (ma non solo!) di mezza montagna, che possa essere alla portata di tutti, anche dei più deboli, per lo meno nella variegata tipologia di attività che la Giovane Montagna offre; un alpinismo che permetta di conoscere la bellezza della Natura e la bellezza dell'Uomo, come essere umano con tutti i suoi limiti fisici e spirituali, ma anche con le sue potenziali ricchezze interiori. In breve una "montagna umana" condividendo l'amore per il prossimo e per la montagna. Ma "sociale" significa anche "unione con Dio" mediante il comune dialogo della preghiera, una volta raggiunta la cima, e con la celebrazione della S. Eucaristia nell'Assemblea Comunitaria della S. Messa.