Scarica notiziario originale in formato pdf - Itinerari alpinismo trekking scialpinismo
Scarica notiziario originale
(formato pdf 14.4Mb)

Notiziario Centrale Gennaio 1942



ATTENZIONE: Nel testo seguente sono state riportate soltanto le parti del notiziario interessanti
al fine delle ricerche, il contenuto completo, nel formato originale, può essere consultato scaricando
il notiziario in formato pdf cliccando sull'immagine a lato.








VITA SEZIONALE


   Case deserte, sfasature e cose a posto


Che l'articolo « Casa deserta » della Direttrice di « Alba » sul suo periodico del 30 novembre u.s. e quelli conseguenti pubblicati su Lo Scarpone del 16 dicembre e del 16 gennaio (« Sfasature » di Giuliano Calosci e « Le cose a posto » di Don Enrico Cattaneo) abbiano destato interesse nella famiglia della « Giovane Montagna » è cosa più che naturale. L'argomento è per essa quanto di più palpitante possa darsi: è, si può dire, il suo argomento. E se effettivamente il terzo interlocutore, da buon sacerdote non meno che da esperto alpinista, sa mettere le cose a posto, tanto da rendere superflua qualsiasi ulteriore discriminazione, non ci sembra inutile esporre qualche considerazione marginale, per uso e consunto non del gran pubblico ma proprio dei nostri associati, per quei richiami di posizione che sempre abbiamo sentito doverosi e riconosciuti non inefficaci.
I punti sui quali si è discusso sono due, uno generale: conciliabilità dello svago festivo - segnatamente del diporto alpinistico - con la vita del buon cristiano, ed uno più particolare: osservanza del precetto festivo nelle escursioni domenicali. Sono i punti cruciali pei quali la Giovane Montagna sa di aver Speso tutti i suoi non ingloriosi ventotto anni di vita. Anzi, essa potrebbe dirsi la loro espressione concreta, realizzata per volontà di coscienze che, davanti all'affanno ancor oggi rivelato dalla solerte Direttrice del periodico femminile, già dal 1914 risposero offrendo alla gioventù - ed ai genitori della medesima - una chiara, onesta e soddisfacentissima soluzione, Che ciò sia avvenuto senza l'incontro di incomprensioni come senza l'opportunità di chiarificazioni non è cosa che importi: sta il fatto che per il giorno e per il tempo in cui dai pochi si venne ai molti a disertare la città malsana per la salubre montagna, già stava pronto nel pensiero e nell'azione l'antidoto a quella possibile decadenza di parità spirituale che la più vasta scala del movimento avrebbe facilmente portato seco. Problema non nuovo, quindi, anche se ancor palpitante di attualità. E va proprio ricordato che fin dai primi tempi - e si potrebbe citare uno dei nostri primi bollettini, richiamato poi ancora in un numero della Rivista del primo decennio sociale - si insisteva sul vigilare che l'appartenenza al Sodalizio non si prestasse a sfruttamenti da parte di elementi desiderosi di sottrarsi al controllo famigliare.
Ma da allora ad oggi sta un forte divario di situazione. È pacifico che per i nostri genitori - prettamente ottocentisti - la vita domenicale all'aria aperta costituisse una sconosciuta novità alla quale solo difficilmente poteva avvicinarli l'immaginazione sulla pallida analogia di rare e compassate escursioni estive, ma i genitori di oggi, nella grande maggioranza, hanno già vissuto la loro giovinezza in un clima più affine, e possono avere quindi piena cognizione delle virtù e dei vizi che l'evasione domenicale offre ai loro figliuoli. Una madre che oggi sia facilmente ingannabile sui possibili abusi della libertà festiva delle comitive è prima ancora almeno un'ingenua se non una smemorata o un'assente davanti ai suoi doveri e non ha certo da far delle particolari ginnastiche spirituali a figurarsi l'ambiente in cui le sue creature ricercano con la fatica del fisico il sollievo del morale. D'altra parte va detto che quando in montagna s'è trascorsa una serena giornata di fatica e di conquista, anche se le membra sono spossate e lo spirito è inebriato delle superne bellezze contemplate, non c'è miglior soddisfazione - come insopprimibile bisogno - del metterne a parte festosamente i genitori, i quali da quel resoconto anche sommario ma palpitante, traggono la più confortante conferma sulla sanità dello svago e sulla onestà del modo con cui è stato condotto. E non è quindi esagerazione pessimistica il dubbio che certi silenzi abbiano a coprire verità che nessun figliuolo - anche spregiudicato - vorrebbe fossero note a padre e madre.
L'Alpe e l'alpinismo sono cose alte e per sé quanto mai sane, e quindi praticabili in piena e correttissima vita cristiana, riuscendo ancora mezzo di perfezionamento interiore: se possono diventare causa di peccato, ciò dipende dal cuore dell'uomo che ad essi porta non le aspirazioni all'alto, ma i tristi richiami del basso, insozzando un mantello di purezza e di bellezza.
Mantenere la pratica della montagna con quel senso di venerazione che fa rilevare in essa primieramente il più bel trono che Dio si è eretto nella natura ed il meraviglioso dono che Egli ha fatto all'uomo per la sua elevazione spirituale è cosa che, mentre non contrasta anche con la più severa ed ardita concezione dell'alpinismo, nessun moralista ha mai condannato né condannerà mai. E se oggi qualche spirito può turbarsi davanti a pericoli attribuibili a errate manifestazioni di una pur nobile idea, è necessario rivedere se, nel corso del cammino, qualche involontaria ed inavvertita deviazione non siasi verificata anche là dove per definizione e per pratica, le cose vogliono e devono restare rigorosamente ancorate ai primitivi inderogabili principii. Questo ci è sempre sembrato il compito della Giovane Montagna, come responsabilità di sodalizio e come affermazione di singoli. Senza contare ancora che all'una e agli altri incombe un altro grave dovere: quello di non straniarsi dagli imperativi categorici dell'ora. Per i quali, i fini nobilissimi dell'istituzione debbono a volte passar secondi ad altri più alti ed urgenti. C'è una gerarchia di valori che non va dimenticata, che è cristiano tener sempre ben presente, e che, in conclusione, basterebbe da sola a risolvere ogni dubbio.
Già la famiglia, o la professione, come la società e le cause stesse della Patria o della Fede possono richiedere a chi ha abbracciato la via del monte - non solo come uno svago ma anche come un mezzo di elevazione spirituale - di rinunciarvi per qualche battaglia più dura e feconda: guai a lui se non si sentisse capace di un simile sacrificio: il suo alpinismo non gli avrebbe insegnato nulla!
Natale Reviglio

Torna a inizio pagina


   CALENDARIO ATLANTE DE AGOSTINI


Chi lo desidera deve prenotare subito in sede il nuovo calendario atlante 1942 che viene procurato ai dopolavoristi al prezzo di favore di L. 6,50.
Torna a inizio pagina


   GITE SOCIALI


Si prova. a porre in programma per i giorni 7 e 8 marzo una gita sciistica al Monte Rocciavrè (2778 m).
Si vogliono anche sperimentare le gite pomeridiane in collina, per vedere insieme le montagne, almeno da lontano.
Frattanto, sparito il .rigore del freddo, si riprenderà la bicicletta.

Torna a inizio pagina


   DOMENICA 22 FEBBRAIO 1942-XX (Ore 17)


siete invitati in Sede per assistere alla proiezione dei film « VACANZE SOTTO ZERO » e « LE CASCATE DEL RUITOR » (Produzione Cine C.A.I. - U.G.E.T.).
Torna a inizio pagina


   NOZZE


Abbiamo avuto notizia del matrimonio dei consoci Geom. Rosso Riccardo con la Sig.na Rosina Serratrice. Rallegramenti ed auguri.
Torna a inizio pagina