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Rubrica Vita Nostra Settembre-Ottobre 1921



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ATTIVITÀ SVOLTA


   La gita al Rocciamelone


(Comitiva A)
Siamo alla festa del Rocciamelone che è classica per la Giovane Montagna il 15 di agosto: e ho voluto salire in vetta anch'io. S'invecchia, ho pensato, e non si sa mai: è meglio andare a rivederla ancora una volta la cara Madonna, perché per l'inaugurazione della Cappella, un altr'anno.., chi sa!
La gioventù vi salirà da Malciaussia e dal ghiacciaio (oh! invidiabili e invidiate Comitive B e C!): noi della... vecchia guardia prenderemo la... vecchia strada, cosi piena di cari ricordi, quella che fece la Madonna salendo: Susa, Trucco, Cà d'Asti, Croce di ferro. E mi iscrivo nella Comitiva A.
Soffia e arranca, coll'aiuto di qualche zuccherino alla menta, arrivo anch'io alla Cà d'Asti. Mi volto indietro: più nessuno dopo di me. Sono soddisfatto: ho ben vigilato la retroguardia: neanche un gitante mi è rimasto dietro ! Benone !
Dinanzi al rifugio, che buon' aria! ma che vento ! Indossiamo maglioni e mantelline: fa freddo, per bacco ! Subito, una bella tazza di caffè, che, se non altro, è roba nera e calda; poi fuori dal sacco i viveri, e si cena.
Dopo cena, gita... sul piazzale. Il Moncenisio è torvo, nuvoloso, ma la vallata è limpida tutta: lo sguardo si spinge libero sino a Torino, che da lontano, nel morente crepuscolo, appare come un formicolio di punti scintillanti: una vera bellezza! Che tempo farà domani? Il Rocciamelone non risponde, forse neppur sente: ha proprio la testa... nei nuvoli. Ma speriamo: gli riparleremo domattina.
È notte fatta: a dormire, dunque Risate ironiche... Dove V'è paglia solo in due stanzettine, destinate ai... pescicani; nel resto del Rifugio si potrebbe dormire sulla paglia, se questa non fosse rimasta a Susa, grazie all'incaricato che se n'è dimenticato; in compenso l'aria circola liberamente a dispetto dei freddolosi attraverso le finestre le quali non mancano che dei vetri. E c'è tanta gente, a Cà d' Asti, che il Rifugio non basta a contenerle. Ma niente paura; qualcuno passerà la notte alla bella stella. Meglio, anzi: quelli dentro si rompono le costole distesi sulla nuda terra, e prendono reumatismi e polmoniti per le correnti d'aria fredda, mentre fuori si sta addirittura immersi nell'aria libera, senza correnti, e senza pericoli di raffreddare il sudore, e con una temperatura che non arriva neanche sotto lo zero, e non piove, e non nevica... Cantando, saltando e accendendo fuochi colla paglia e la carta rubacchiata qua e là ci si può riscaldare, e scaldare tutto l'ambiente, e forsanche la punta del Rocciamelone: del resto si tratta appena di cinque o sei ore... Non dormiranno, forse, quelli di fuori; ma in compenso potranno contare le stelle!
Io sono fortunato. Uno dei... saloncini, largo e lungo tre buoni metri, è destinato alle donne, a una parte, almeno: ve ne fanno stare quindici, disposte a strati. Io, venerando per l'età e per la barba quasi bianca, sono ammesso in quella stanza, e nominato padre spirituale della muliebre comitiva. Mi si assegna per dormire... una vecchia e bassa stufa nel vano di una porta: segga li ! Nel « salone » superiore dormono i pezzi grossi: due Sacerdoti, il direttore di gita (che si è fatta la parte del leone) e i muratori della cappella che è in costruzione sulla vetta: una vera camorra... Via: non ci pensiamo!
E proviamo a dormire, come si può; le ragazze in quel groviglio di gambe e di braccia, io nel mio vano, mentre quelli di fuori gridano e saltano per scaldarsi.
Ma ogni cinque minuti qualcuno si sveglia per lamentarsi o della scarpa che ha sotto la schiena, o dello spazio che manca, o del freddo che fa.
Battono alla porta: « Avete paglia? avete carta? C'è un po' di posto per noi?» Si apre la porta, entrano altre tre persone - « quindici e tre, diciotto I Avanti: aggiustatevi !».
Battono di nuovo: vogliono che ci alziamo perché sono impazienti di partire: sono seccati
ed hanno freddo. « A che ora si parte? ci dicono » - « Alle quattro: e ora che ore sono? » - « Le due » - «E lasciateci dormire, dunque ! »
E si prova, per la ventesima volta, a addormentarci; ma di nuovo scarpe nelle schiene, freddo, grida e colpi di fuori.
Finalmente... le quattro: l'ora della sveglia! Dal salone superiore sdrucciolano giù, per un
buco del soffitto, i magnati, che hanno dormito davvero - « Alzatevi! ». E sono su tutte le signorine, contente di muoversi, di sgranchirsi le gambe intirizzite dal freddo e dalla immobilità. Mi levo anch'io dal trono dove sono stato fermo sei ore, senza chiudere un occhio; ma non sono stanco: la Madonna aiuta.
Le quattro e mezzo. Si parte. Il Rocciamelone ha la berretta, ma si va lo stesso.
La fila si snoda. Avanti i più giovani: io ripiglio il mio posto di retroguardia: ci tengo ai miei diritti, io !
Si va. Il buio si dirada: il primo rigo giallo dell'alba... poi il primo raggio di sole... qualche raffica di vento, e sbuffi di tormenta che viene dall'alto. E si va, su su, su !
I giovani sono in vetta, io sono a mezza strada. Zucchero, menta e soste... Coraggio, vecchia Giovane Montagna ! animo... ! e sono in cima anch'io !
O Madonna mia, ti ho rivista !...
« Piange sempre il babbo quando è sul Rocciamelone » racconta il mio figliuolo, quello rotto all'alta montagna. « E hai ragione ! Ma che vuoi farci, figliuolo mio, se quando sono lassù sento tutta la poesia della montagna bella e della bella Madonna che vi regna Regina? se là io penso, pregando, alla mia famiglia, alla mamma, ai miei figliuoli - te compreso - ai miei figli spirituali, alla mia patria, a quanto di bello e di buono rivedo nella mia vita Piango, si: ma che gioia e che pace in quelle lacrime ! »
Sono arrivato tardi per la Messa, che è finita. Già: ci ho messo molto tempo per la strada: si vede, si, che gli anni sono... sessanta! Pazienza: ne sentirò un'altra.
E vengo sul ciglio del monte, dietro la Madonna, in attesa della comitiva che deve venir su dal ghiacciaio. Breve attesa: fra gli strappi della nebbia si incominciano a vedere. Eccoli: ecco là, in lontananza, la bruna fila. Salgono, si accostano. Ecco la guida: ecco D. Borghezio, e il buon Fontana: ecco i miei figliuoli... «Qua, qua, figliuoli miei, un bacio per uno! Bravi, bravi.! State bene...... » E brontolate, ora, se il babbo piange!
Freddo grosso ! Zero gradi! Ho i ghiaccioli sui baffi e nella barba: la Madonna è tutta graziosamente, ricamata di bianco.
La Messa! La celebra D. Borghezio, che è salito digiuno: qualcuno, forte come lui, l'ha imitato, e fa la S. Comunione. Intanto si recita il Rosario. È sublime a quell'altezza... Auxilium Christianorum, ora pro nobis... Regina Pacis, ora pro nobis...
È finita! Fa freddo, ed è tardi: bisogna andar via! « Addio, Madonna bella, cara Madonna del Rocciamelone. Ti rivedrò più? Non so: non ne sono sicuro... Coraggio! Addio. Proteggi me, la mia famiglia, l'Italia, la cara Italia di cui tu custodisci i confini... »
Un'ultima occhiata alla bella Cappellina che sta venendo su, un'ultimo sguardo alla Madonna, e via ! Si discende. Giù!
Il freddo scema: via la mantellina ! Il sole riscalda, l'aria si fa meno leggera: via la maglia, via la giacca!
Cà d'Asti... Trucco... Susa I È finita! La faccia è rossa, i piedi sono rotti dalla discesa; ma il cuore è lieto e l'animo è sereno. Grazie, Madonna!
La guida di coda della retroguardia della Comitiva A
RODOLFO BETTAZZI

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   X Gita Sociale - Rocciamelone m 3587 - 14 - 15 Agosto


Quattro comitive : 150 soci. Una bella manifestazione, dunque, questa nostra annuale gita al Rocciamelone.
Oltre alla comitiva A... di cui sopra, che salì da Susa, un buon gruppo (comitiva B) per Bussoleno, Chianoc, le Combe, e Colle delle Coupe si riunì sotto la guida di Fontana a Malciaussia verso il mezzogiorno del 14 agosto alla Comitiva D proveniente da Margone dove era giunta in camion della ditta Gallo. A Malciaussia, in santa fratellanza, messa di Don Borghezio per i borghigiani e per gli alpinisti. Nel pomeriggio si sdoppiavano i gruppi riuniti a Malciaussia in due comitive: l'una per i ghiacciai con Carmagnola, Bersia (Comitiva D), l'altra con Gianotti (Comitiva C) per il colle della Croce di Ferro a Cà d'Asti dove si congiungeva con il terzo gruppo, quello venuto da Susa. Dal ghiacciaio tempo incerto, ma discreto. Circa cinquanta gitanti, poiché a quelli giunti da Torino s'era unita una quarta comitiva che diretta dal teol. avv. Giovanni Bricco, con la guida Peracchione Giovanni di Ala, e Castagneri G. B. Innocente di Balme, raggiunse la vetta compiendo la lunga e faticosa traversata dalla Valle di Ala. Partiti al sabato 13 da Balme dopo aver pernottato al Rifugio Gastaldi 2649) attaccavano al mattino della domenica, ancora sotto l'imperversare della tormenta, il Ghiacciaio del Lago della Rossa, (2698) e pel Colle Altare (2910), Colle delle Lose nere, Colle Pulè (3073), Colle Autaret (3070), discendevano al Pian delle Cavalle per risalire al Rifugio Fons d'Rumour e raggiungere la comitiva torinese.
Sulla vetta i tre sacerdoti che ci accompagnavano celebrarono la S. Messa, dopo la quale si ridiscese in due gruppi, l'uno per il Trucco a Susa, l'altro a Malciaussia pel Colle della Croce di Ferro. Il gruppo venuto da Ala tornò attra-verso il Col Paschiet (2435), gli altri da Margone con il camion.
Nota dominante : serenità e fraterna letizia... ma questo non è una novità per la G. M...

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   Settimana Alpinistica


Direttori di Gita: Pietro Fontana, Giovanni Carmagnola, Gian M. Bettazzi, Avv. Lodovico Caligaris.
La regione alpestre scelta per lo svolgimento della Settimana Alpinistica era indubbiamente fra le più adatte per una manifestazione di tal genere, sia per la bellezza meravigliosa del sito, sia per il carattere delle montagne che lo circondano rocciose e frastagliate, sia infine per la flora che accoppia alle fragili sassifraghe, alle azzurre genzianelle l'edelweiss superbo.
Ed il successo della Settimana non poteva essere più completo ed entusiastico; la numerosa comitiva di circa 40 partecipanti, sotto l'abile guida dei consoci P. Fontana e G. Carmagnola, coadiuvati dagli altri direttori di gita, ha svolto senza il benché minimo incidente il programma d'escursioni, dimostrando il progresso della società
anche sotto l'aspetto tecnico-alpinistico, e rivelando in molti giovani elementi ottime qualità di resistenza e pratica della montagna.
L'organizzazione dei rifornimenti, indubbiamente uno degli elementi più difficili e necessari, ha funzionato perfettamente con servizio di trasporto a mulo da Champorcher, anche nei giorni di cattivo tempo.
La comitiva trovò inoltre nell'ottimo Parroco di Champorcher, Teol. D. Filiberto Nousson, un aiuto prezioso e cordiale; a lui è gradito dovere inviare da queste colonne l'espressione più viva e sentita di ringraziamento.

Tralascio di raccontare agli amici il diluvio di acqua che accolse la comitiva al sabato sera, all'arrivo ad Hône Bard, perché il tempo, pentito forse della cattiva accoglienza, si mutò completamente nella notte. Infatti, il mattino successivo, il sole smagliante accolse col suo gradito saluto la comitiva che, partita prestissimo, andava risalendo con allegria ed entusiasmo l'uggiosa mulattiera di Champorcher. Cosi alle 9 i gitanti giungevano in questo paese, accolti dalla cordialità dell'ottimo Teol. D. Nousson, ed ivi assistevano alla S. Messa; ed iniziavano successivamente la serie ininterrotta delle... agapi fraterne.
Sempre con un tempo splendido la comitiva giunse alle ore 17 circa al Lago Miserin, che indorava le tremule acque nei raggi ultimi d'un magnifico tramonto.
Il Rifugio ospitale li accolse, e la sera scese, e la notte tarda udì ancora i canti e l'allegro entusiasmo dei gitanti.

Lunedì 22 agosto Tempo coperto: le nebbie vagano qua e là, spinte da forti correnti, sulla cresta della Rosa dei Banchi e l'avvolgono a tratti; la temperatura è fredda. Ci consultiamo brevemente: Carmagnola e Fontana discutono: la Direzione gite è in funzione! Sono le otto: si parte.
La comitiva si snoda rapidamente lungo le pendici della Rosa dei Banchi portandosi in breve tempo sul limite del ghiacciaio. Il ghiaccio è durissimo a causa del vento freddo che persiste; occorrerà un duro lavoro di piccozza, essendo nostra intenzione salire la vetta per la parete nord, portandoci per il ghiacciaio in cresta. Si formano le cinque cordate, si inizia l'ascesa. Varchiamo il primo tratto quasi pianeggiante ed attraversiamo alcuni crepacci: anche qui il ghiacciaio è quest'anno, come in tutta la regione alpina nostra, in condizioni disastrose. Attacchiamo l'erta, il pendio si fa ripidissimo d'un tratto, la piccozza rimbalza sul ghiaccio come su di una lastra d'acciaio, e quasi non l'intacca; i gradini richiedono un lavoro durissimo che obbliga ad alternarsi nel compito i diversi capi cordata. Tuttavia si sale: le nebbie ci avvolgono a tratti, e diradandosi poi, ci lasciano scorgere sotto di noi la distesa del ghiacciaio che divalla verso la conca di Dondena. Così, dopo circa due ore, per la parete nord-ovest raggiungiamo la cresta, esattamente presso lo spuntone di roccia che emerge presso la cosiddetta « cravatta » che fascia la piramide terminale della Rosa dei Banchi. Di qui per la cresta raggiungiamo la vetta (m. 3163).
La nebbia si è purtroppo infittita e fa freddo; la splendida veduta panoramica che di quassù si gode, ci è oggi celata!
Ridiscendiamo: raggiungiamo per la cresta il Colle della Balma (m. 2950), attraversiamo su di un esile ponte di neve un'ampia crepaccia terminale sul limite quasi del ghiacciaio, e per questo ridiscendiamo rapidamente al Lago Miserin.
Dopo brevi istanti dacché siamo giunti, udiamo grida di saluto e di evviva: è una comitiva di alpinisti, villeggianti in Val Soana, che guidati da due nostri soci, ha attraversato il Colle Larissa (m. 2603), ascendendo di la per la cresta al Bec Pragelas (m. 2901), e discendendo poscia per la conca di Dondena al Lago Miserin. Ci scambiamo le impressioni, finché la nebbia ed il freddo ci cacciano forzatamente nel chiuso del rifugio, ove le nostre brave alpiniste hanno pensato, nel frattempo, di prepararci uno squisito thè, che dividiamo cogli ospiti graditi. Allegria spensierata sino a sera tarda; poi nella cappella mistica, nell'oscura notte montana ci riuniamo per la preghiera comune.
In seguito ci ritiriamo a riposare.

Martedì 23 agosto La voce reboante del buon Carmagnola ci desta a luce alta. Assistiamo alla S. Messa celebrata nella cappella dal Parroco di Champorcher; poi fuori. Fa freddo: nella notte ha nevicato, e la conca biancheggia attorno; e nebbia sempre... Non importa, svelti, si parte. Gli alpinisti giunti dalla Valle Soana, ci salutano cordialmente, e ringraziano con parole di lode per l'ottima organizzazione della Settimana. Partono; auguri ! Partiamo anche noi: abbiamo oggi per meta la Torre di Ponton che si aderge massiccia sullo sfondo della conca; la nebbia si va diradando e la Tersiva ci appare in tutta la sua snella grandezza...
Raggiungiamo in un'ora la Fénétre de Champorcher (m. 2838) ; fa freddo, ma il tempo si è rischiarato alquanto ed il sole pallido irraggia la valle di Cogne che ci sta di fronte e le vette che le fanno corona. Dopo breve alt, varchiamo il colle e pei detriti ammassati sotto la parete sud-ovest della Torre di Ponton ci portiamo sul versante di Cogne, di qui formate le cordate attacchiamo l'aspra parete per un ripido canalone di roccie malferme, che rendono disagevole l'ascesa. Dai lati lungo la roccia stilla l'acqua gelida della neve fondente, a tratti qualche sasso si stacca e precipita giù per il canalone; stiamo ben accosto alle pareti e saliamo con prudenza; ci aggrappiamo ad alcuni spuntoni alla nostra sinistra, poi scavalchiamo un taglio di roccie ed attraversiamo il canalone. Ancora un breve tratto, alcuni appigli malfermi, poi le cordate raggiungono successivamente un tratto di roccie pianeggianti: siamo in cresta! La scalata di questi 120 metri è durata un'ora e un quarto. Dopo breve alt, per i detriti e grossi massi raggiungiamo la vetta (m. 3101).
Il tempo si è rasserenato: il sole indora le vette che dall'alta valle di Forzo e dal Gruppo della Torre di Lavina salgono al Gran St. Pierre e al massiccio del Gran Paradiso, che ci appare incoronato di luci; poi lontano di fronte, i ghiacciai del M. Rosa e la Grivola, laggiù in un'incerta bruma di nubi vaganti. Ci fermiamo a lungo sulla vetta; è un'ammirazione tacita, che erompe ad istanti in esclamazioni di meraviglia e di entusiasmo.
Ridiscendiamo tardi; il vento si è ridestato, e quando raggiungiamo il Colle Fenis le nebbie sospinte, ci avvolgono ormai completamente. Continuando la discesa, raggiungiamo in breve il fondo valle, donde in breve siamo nuova-mente al nostro rifugio, che ci attende sulle rive del lago benigno ed ospitale; e risuona nella notte gelida la quiete alpina delle nostre voci giovani ed entusiaste. Poi i clamori si smorzano, i lumi si spengono, l'aria è fredda. Guardo fuori: la neve scende quieta e tranquilla a larghe falde e la notte biancheggia...

Mercoledì 24 agosto Mi desto: è tardi; nessuno ha dato la sveglia. Dalle piccole finestre viene una luce bianca: ah ! la neve ! Guardo: è scesa nella notte, silenziosa e continua, e nevica ancora a sprazzi; ve n'è mezzo metro... per oggi non ci si muove ! E guardo attorno nel rifugio, scendo abbasso. Trovo alcuni altri, scambiamo brevi parole; purtroppo per oggi non si fa nulla. E soltanto quando le nostre gentili compagne si apprestano a consolarci con certe creme di latte, uova e... che so io? (oh dolce... ricordo !) la gaiezza riprende. E si svolgerà durante il giorno sbizzarrendosi negli infantili passatempi delle palle di neve e delle statue fondenti... la montagna è così: ci ritorna fanciulli!

Giovedì 25 agosto I raggi del sole giungono attraverso alle piccole finestre del rifugio e col loro tenue bacio ci destano; oh gioia ! Sveglia, sveglia! Si parte.... Alle ore otto la comitiva si avvia: è nostra méta il Bec Costazza (m. 3085). I monti biancheggiano per la molta neve caduta, e delle sue conseguenze ci accorgeremo ben presto; intanto abbiamo dovuto mettere gli occhiali da neve.
Si sale per la parete nord-est su per la neve molle che ci richiama le ascensioni primaverili. Aggirando le roccie che ci sovrastano ci portiamo sotto la cresta nord ove sostiamo. Qui le condizioni della neve rendono malsicuri gli appigli ricoprendo la roccia di una crosta di ghiaccio durissima. La comitiva si divide: una cordata guidata dall'amico Marino attacca direttamente la cresta nord; supera un salto di roccia sulla parete, raggiunge un camino ricoperto di verglas e superato non senza grave difficoltà il passo, raggiunge la cresta tagliente, a picco sui due versanti. Di qui scalando vari spuntoni di roccia giunge in vetta (m. 3085) in tre ore dal Rifugio. L'altra parte più numerosa della comitiva scende invece per un ripido canalone nevoso e costeggia quindi in alto le friabili roccie del Bec Costazza, e superate le roccie stesse che in un punto scendono più in basso, giunge alla selletta presso la parete sud.
Di qui in quattro cordate si attacca la cresta sud. Si sale a sbalzi lentamente, la neve fradicia, ed il piede non ha posa sicura; superiamo direttamente alcuni massi viscidi, passiamo un'esile cresta fra due canaloni che solcano la parete, e superate le ultime roccie siamo in vetta ove ci riuniamo all'altra parte della comitiva.
La giornata è splendida e si distende dinanzi a noi ampia e maestosa tutta la cerchia delle Alpi Valdostane; i massicci del Gran Paradiso e del M. Bianco, dagli ampi ghiacciai, l'aguzza piramide del Cervino, e il M. Rosa, e il Velan e l'Emilius laggiù lontano. La veduta meravigliosa ci rende muti, poi il silenzio si trasforma in un rumoroso entusiasmo.
Dopo breve alt discendiamo per la cresta sud risalendo il colle raggiungiamo il Costone Peratza; di qui percorriamo un lungo tratto di cresta, e passando quindi sul pendio nevoso, sotto la cornice del ghiacciaio di Peratza, ridi-scendiamo; sostiamo brevemente sulle rive di un poetico laghetto, e raggiungiamo infine nuovamente il rifugio al Lago Miserin. Siamo entusiasti della gita e le provviste ne risentono le fameliche conseguenze!

Venerdì 26 agosto Albeggia appena, quando ci vien data la sveglia, ma oggi la gita sarà lunga, ed occorre avviarsi per tempo. In breve siamo pronti: ci avviamo discendendo verso il fondo valle per risalire al Colle Fussi (m. 2932) ed al M. Glacier (m. 3186). Il tempo è quasi sereno, solo rade nebbie si aggirano sulla Rosa dei Banchi. In breve raggiungiamo la strada di caccia, il pendio è ancora coperto abbondantemente di neve ed anche oggi sotto il dardeggiare dei raggi del sole, dobbiamo adottare gli occhiali da neve. Dopo una faticosa salita nella neve molle, giungiamo al colle Fussi. Di qui si at-taccheranno le roccie sovrastanti il colle, e la parete sud; formiamo le cordate ed iniziamo l'ascesa. Sin dai primi momenti ci avvediamo che la roccia è in pessime condizioni, e si sfascia e flagella di sassi il dirupo. La parete è ripidissima: superiamo a forza di braccia alcune roccie e ci troviamo in breve su di un esile spigolo tra due canaloni; i sassi malgrado le infinite precauzioni ci sibilano ai lati e di sopra; ci rannicchiamo meglio, poi quasi strisciando superiamo alcune roccie sporgenti, ricoperte di neve ghiacciata, e ci portiamo sotto ad un gradino; gli appigli qui non danno nessun affidamento; ogni movi-mento esige la massima prudenza; le corde si tendono, ci issiamo aderenti alla roccia, coll'attrito dei gomiti, delle braccia, del corpo... i piedi non hanno ove posarsi... Ed eccoci su di un dirupo assai erto e scosceso; occorre attraversare il canalone alla nostra sinistra; ci aggrappiamo saldamente ad un masso, le mani stringono l'appiglio, i muscoli si tendono nello sforzo, ed il corpo è sospeso per un istante nel vuoto... urrah! siamo dall'altra. La roccia è qui più salda, attacchiamo rudemente gli ultimi spuntoni, e dopo due ore di faticosa ascesa siamo sulla cresta. Grida ed incoraggiamenti alle cordate che seguono, ed in breve siamo tutti riuniti. Di qui percorriamo la cresta frastagliatissima e dopo un'altra ora siamo sulla vetta (m. 3186).
Il panorama su tutta la catena delle Alpi della Valle d'Aosta si rinnova meraviglioso ai nostri sguardi; sotto di noi, nel vallone di Champ de Praz riposano le acque diaccie dei Laghi gelati, caratteristico fenomeno della regione, che permane sempre anche per quasi tutta la stagione estiva. La Tersiva si aderge di fronte a noi slanciata in aguzza piramide verso il cielo terso.
D'un tratto ci scuote un immane fragore: la valanga! E dalla vicina vetta del M. Mussaillon si staccano massi enormi e precipitano lungo la parete che pare sfasciarsi; una nube sale e s'innalza sul fianco del monte, la neve abbondante forma la valanga che si abbatte lungo le pendici, e scende, scende, larga e spaventosa a valle... Vedremo al ritorno che essa ha raggiunto alla base una larghezza di oltre cento metri.
Iniziamo la discesa per il costone che sovrasta il lago del Colle Fussi, e ridiscendiamo rapidamente a valle. Risaliamo al Rifugio mentre le nebbie spinte dal vento si affacciano dalle creste e già avvolgono le cime. E scendono...

Sabato 27 agosto Oggi è giornata di riposo, dato che le pessime condizioni della montagna a causa della molta, troppa neve caduta, ci costringono a rinunciare all'ascensione della Tersiva.
Oggi adunque, è gita libera nei dintorni.
Ed è cosi che un'allegra brigata decide un assalto alle grange di Dondena: è là in attesa un'enorme polenta, circondata da mastelli di latte; sarà un attacco che darà soddisfazioni; ed i partecipanti sono infatti ritornati alla sera raddoppiati di vigore e di peso...
Un'altra comitiva con larga rappresentanza del gentil sesso, si avvia pomposamente alla Punta Rascià (2782), dove giunge in cerca di edelweis che naturalmente non ritrova a causa della molta neve che permane; sosta, e conseguentemente ed allegramente schiamazza.
Infine alcuni altri, pochi di numero, ma? gente seria (?), guidati da Marino hanno effettuato un'importante ascensione al M. Mussaillon (m. 3080), salendo dal colle omonimo per l'aspra cresta nord-est. L'ascensione del M. Mussaillon è segnata nelle guide come difficile e pericolosa per il carattere della roccia friabilissima; la cresta si aderge a picco sui due versanti con un salto di trecento metri, e da essa si staccano continuamente massi enormi che franano a valle; la neve recente aumentò le difficoltà dell'ascensione effettuata in gran parte per cresta. La comitiva raggiunse la vetta, e di là pel Colle Fenis fece ritorno al Lago Miserin.
Alla sera infine tutti i partecipanti alla settimana alpinistica si riunirono in fraterna e rumo-rosa allegria nel rifugio, che fin oltre la mezzanotte fu testimone degli entusiasmi che la manifestazione aveva in tutti suscitato e rinnovato.

Domenica 28 agosto La sveglia data prestissimo ed alle 5 la comitiva assiste alla Santa Messa celebrata dal Parroco di Champorcher. Alle sette vien data la partenza. I gitanti issati (è la parola) sulle spalle gli enormi sacchi con relative coperte e golf e materiale vario, si avviano lentamente. Raggiunto pel ghiacciaio della Rosa dei Banchi il Colle della Balma (m 2950), la comitiva scende pel vallone di S. Besso in Valle Soana, a Campiglia e Valprato. Ed all'Hotel Azzaria ha luogo il pranzo di chiusura della ma-nifestazione, che riunisce ancora una volta i gitanti in un'onda di entusiasmo.
Poi su automobili appositi, la comitiva parte per Ronco e Pont; sulla prima vettura, fra i berretti multicolori ed i canti montani, sventola serenamente il vessillo bianco-azzurro della » Giovane Montagna; il bianco, la purezza della nostra Fede; l'azzurro, le speranze della nostra serena giovinezza !
L. C.

Il Consiglio Direttivo nella tornata del 3 settembre c. a., facendosi eco del vivissimo com-piacimento dei partecipanti alla Settimana, ha votato all'unanimità un Ordine del Giorno di plauso e di ringraziamento ai Direttori ed Organizzatori, ed al Rev. Teol. D. Filiberto Nousson, Parroco di Champorcher

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VITA SEZIONALE


   Estratto dei Verbali delle Adunanze del Consiglio della Sezione di Torino


22 luglio 2 settembre
Si approva il distintivo e la tessera per i Soci Vitalizi.
Nell'eventualità di usufruire del fondo quote Soci Vitalizi per l'acquisto di una «grangia» per le esercitazioni invernali, si incaricano i Soci Sigg. Fontana, Carmagnola e Nebbia, perché si adoprino alla ricerca di un sito che si presti per la sua ubicazione e per la sua caratteristica alpina ai requisiti voluti dal nostro programma.
Il Cassiere Rag. Flavio ed il Sig. Destefanis, incaricati degli acquisti collettivi, presentano i bilanci chiusi al 30 giugno u. s., i quali vengono approvati.
In seguito alle dimissioni da Segretario del Sig. Denina, vien chiamato a coprire temporaneamente tale carica il Socio Gianotti Rag. Cleonio.

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   Sezione di Torino - Nuovi Soci effettivi


Ronco Eugenio - Ansaldi Caterina - Borello Rosina - Bugnano Celestina - Capitani Francesco - Benedetto Luigi - De Marchi Evelina - Marangoni Rag. Carlo -
Maria Signoretti-Capelli - Capelli Teresa - Capelli Luisa - Andreis Avv. Dino - Grana Benedetto - Pollone Giovanni - Frosini Enea.

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   Soci Vitalizi


Accompagnati da parole di entusiasmo e di incoraggiamento, ci sono pervenute le seguenti domande a Socio Vitalizio: Andreis Avv. Dino - Barbieri Margherita - Macciotta Rag. Piero - Sansalvadore Giuseppe - Seimandi Costanzo - Sertorio Lorenzo - Testeri Elvira.
L'iniziativa nostra che mira a costituire un fondo permanente per la G. M., ha incontrato il favore più vivo ed evidente,
È questa la miglior prova di simpatia per la nostra Società. Se altri ancora - e numerosi - daranno il loro nome, noi potremo attenderci con fiducia il rifiorire e il prosperare della nostra istituzione.

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   Programma Gite Sociali 1922


La Commissione Gite sta preparando il programma delle Gite Sociali per l'anno 1922.
I Soci che intendessero proporre Gite Sociali alpinistiche, fotografiche o floreali, sono pregati a voler trasmettere per iscritto con cortese sollecitudine, le proprie proposte alla Presidenza.
Gli iscritti al Corso Allievi Direttori di Gita, che desiderassero inoltre coadiuvare la Commissione nell'organizzazione e nella direzione delle prossime Gite Sociali sono invitati a darsi in nota al Sig. Giovanni Carmagnola, Presidente della suddetta Commissione.

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   Comitiva di alpinisti italiani sulla Marmolada


L'8 Settembre u. s. una comitiva di circa 80 alpinisti saliva pel versante ovest la massima vetta del Marmolada (3342). Contemporaneamente, un'altra comitiva di circa 40 persone raggiungeva la vetta dal Passo di Fedaia.
Le comitive favorite da un tempo splendido hanno compiuto felicemente l'interessante scalata ed hanno avuto agio di visitare le posizioni di difesa, già austriache, disposte sull'impervia vallata.
È la prima volta che la Marmolada, già meta preferita dagli alpinisti tedeschi, viene salita da una comitiva cosi numerosa di alpinisti italiani.

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   Nuovi rifugi


La Sezione di Biella del C. A. I. ha fatto costruire su disegno dell'Ing. Giacomo Dumontel un nuovo Rifugio Alpino nell'Alta Valle d'Andorno, presso il colle della Grande Mologna.
Alla nuova Capanna fu imposto il nome di Alfredo Rivetti, in memoria del forte e buono alpinista, che trovò lassù la morte assieme al compagno Giovanni Edelmann.
Il Rifugio, diviso in due corpi, uno per i Soci del C. A. I., l'altro libero a tutti, è capace di circa 30 persone e dista da Piedicavallo circa due ore. Esso rende comode le comunicazioni colla Valle di Gressoney e con Riva Valdobbia.
Faciliterà inoltre le salite alle vette dei Gemelli di Mologna, al Frate della Meja, alla Punta tre Vescovi, al Corno Rosso e al Cassarello.

Il 6 settembre u. s., ha avuto luogo l'inaugurazione di un nuovo Rifugio fatto costruire dalla Sez. di Genova dell' U. O. E I. La nuova capanna è situata sui Piani di Praglia (M. Orditano).

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   LUTTI


Il 27 agosto, per una disgrazia alpinistica alla Bessanese, periva lo studente diciottenne Paolo Daviso di Charvensod.
Ancora una volta la montagna ha voluto, il suo sacrificio doloroso, che forse maggior pru-denza e minor ardimento avrebbero potuto risparmiare. E sulla giovane vita che s'è spenta nella gelida visione lassù noi portiamo oggi, col nostro rimpianto, la prece fraterna. Alla desolata famiglia le condoglianze nostre vivissime.

Da Susa ci è giunta la dolorosa notizia della morte di un nostro carissimo Consocio di quella Sezione della G. M., AGNES UMBERTO, avvenuta in circostanze particolarmente tragiche.
Mentre inviamo a nome della G. M. le più vive e sentite condoglianze alla famiglia, ripor-tiamo il seguente documento che illustra degnamente la nobile figura dell'estinto, ed il suo generoso sacrificio:

COMANDO DIVISIONE MILITARE TERRITORIALE DI TORINO
N° 5039/250 Ord. Sez. Disc.
Oggetto: Salvataggio compiuto dal giovane Agnes Umberto.
ORDINE DEL GIORNO
Ai Comandi Corpi, Reparti, Distretti, Servizi dipendenti, ai Comandi Militari di Presidio, a tutti i Reparti Premilitari, e per conoscenza al Colonnello Cav. Vallardi Ispettore del Tiro a Segno. Porto a conoscenza di tutti gli enti dipendenti, l'atto generoso compiuto dal diciottenne Agnes Umberto, allievo del corso premilitare di Susa, il quale, dando prova di alto sentimento altruistico e di coraggio ammirevole, si gettava nelle acque della Dora per compiere il salvataggio di due giovinetti che stavano per annegare, cadendo vittima della sua bella azione.
« Il giorno 27 luglio u s. verso le ore 24 una comitiva di giovanetti si recava in prossimità della frazione S. Giuliano di Susa per bagnarsi nelle acque della Dora. Due di essi, al-lontanatisi troppo dalla riva, venivano ben presto travolti dall'irruenza della corrente, e trasportati in un punto dove l'acqua è profonda oltre tre metri e particolarmente pericolosa per l'insidia dei gorghi, I giovanetti ben presto dimostrarono di non poter vincere la corrente impetuosa e comparivano e scomparivano a fior d'acqua.
Intuito il pericolo, il giovane Agnes Umberto che trovavasi in quei pressi, abile nuotatore, con slancio ed entusiasmo, sprezzante del pericolo si gettava in fiume per compiere il salvataggio dei pericolanti.
Riuscì a raggiungere uno di essi, e, con sforzo non comune, abbracciatolo alla vita lo strappò a morte sicura, portandolo a riva.
Il generoso e coraggioso Agnes non ritenne compiuta l'opera sua, e nuovamente si gettò nelle acque travolgenti per tentare di trarre in salvo l'altro giovane che i gorghi inghiottivano e nuovamente rimettevano a galla. Ma il citato Agnes, certamente estenuato per gli sforzi compiuti nel primo salvataggio, non poté più oltre lottare contro l'irruenza della corrente e veniva egli pure travolto ed inghiottito dai gorghi ».
Sia questo atto magnifico e generoso di slancio, di abnegazione e di sacrificio portato a conoscenza di tutte le truppe dipendenti e degnamente commentato quale esempio mirabile di eletta virtù.
Torino, 9 agosto 1921
Il Generale di Brigata comandante interinale della Divisione
f.to F. MARTINENGO

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